L’ambito territoriale comprendente le isole di Ischia e Procida occupa una superficie territoriale di 50,6 kmq, pari al 4% del territorio della Provincia di Napoli. Il territorio emerso dell’isola di Ischia si estende per una superficie pari a 46,33 kmq e su tale territorio insiste una popolazione che ammonta a 64.031 abitanti, per una densità di abitanti pari a circa 1382 ab/kmq. La superficie urbanizzata di Ischia rappresenta il 40% ca. della superficie totale, la superficie utilizzata a fini agricoli ne rappresenta il 15% ca., mentre la rimanente superficie non ha utilizzazione antropica.
Il territorio dell’isola di Procida si estende per una superficie di 4,26 kmq e su tale territorio insiste una popolazione che ammonta a 10530 abitanti, per una densità di abitanti pari a circa 2474 ab/kmq. La superficie urbanizzata di Procida rappresenta il 25% ca. della superficie totale, la superficie utilizzata a fini agricoli ne rappresenta il 4% ca., mentre la rimanente superficie non ha utilizzazione antropica. Da quanto descritto il dato emergente è la vocazione agricola del territorio ischitano mentre a causa delle dimensioni ridotte il territorio di Procida è maggiormente votato alla tradizione marinara.
Dal dopoguerra ad oggi le due isole flegree abitate, Ischia e Procida, hanno conosciuto un miglioramento delle condizioni di vita, in particolare sul finire degli anni ’60 in coincidenza con la fortissima espansione economica nazionale.
In generale le isole sono caratterizzate da un progressivo calo di occupati nel settore primario (agricoltura, caccia, pesca) a favore del terziario (trasporti, servizi, P.A., altro). Ad Ischia il terziario nel suo complesso rappresenta circa il 75% della popolazione attiva – più di un terzo della popolazione attiva risulta impegnata nel settore turistico – mentre il settore primario si attesta intorno alla metà del valore medio regionale. In generale nel settore primario dell’isola d’Ischia si nota una leggera diminuzione del numero di addetti alla pesca ed un notevole calo nel settore agricolo: basti pensare che dagli anni ’60 ad oggi i terreni agricoli adibiti alla coltura della vite sono calati da circa 2.000 ha a circa 400 ha.
A Procida il terziario nel suo complesso rappresenta circa l’80% della popolazione attiva – circa il 40% della popolazione attiva risulta impegnata nel settore Trasporti, soprattutto marittimi – mentre la percentuale di addetti al settore primario è simile a quella della Regione Campania.
Nonostante le peculiarità e le vocazioni, non può essere ignorato che l’economia delle due isole è stata influenzata dall’aumento dei flussi turistici e da un’espansione, difficilmente controllata ed arginata, dell’edilizia residenziale. Oggi le isole flegree traggono, seppure in maniera molto differenziata, i loro maggiori proventi dal turismo.
Al contrario di Ischia dove si contano oltre trecento strutture alberghiere e numerose case vacanze, a Procida il mercato turistico si caratterizza per un esiguo numero di piccole strutture alberghiere ed una grande quantità di turisti pendolari, con la presenza di alcuni campeggi.
Aspetto molto delicato riguardante il mercato turistico di entrambe le isole flegree è costituito dal turismo cd. “mordi e fuggi” e da quello concentrato nei mesi di luglio ed agosto, il cui carico eccessivo rappresenta un importante fattore di stress in termini ambientali e sociali.
Le due isole, seppur con caratteri differenti, si presentano spesso complementari, completandosi a vicenda. Per entrambe il sistema forte che le contraddistingue è quello portuale che, a livello infrastrutturale, risulta essere il più sviluppato, garantendo un interscambio tra le due e contemporaneamente con le zone limitrofe.
In questo scenario, il mondo della pesca, sebbene in forte calo, occupa ancora un settore importante. Sull’isola di Ischia la stragrande maggioranza di imbarcazioni è di piccola stazza, dedicandosi pertanto alla piccola pesca, il cui prodotto si riversa esclusivamente sul mercato locale composto dal 30% da ristoranti e dal 70% da consumatori. La grande pesca, molto influente sull’isola di Procida, si serve principalmente del mercato ittico della vicina Pozzuoli, più capace di assorbire le grandi quantità di pescato provenienti dalle due isole.
Il sistema pesca risulta tuttora carente di una rete infrastrutturale e di servizi che la supporti. Un primo intervento volto al potenziamento delle strutture, nonché al controllo e alla certificazione del prodotto locale è dato dalla nascita dei primi punti di sbarco del pescato, a seguito del Decreto Dirigenziale n.9 del 24/02/2011 della Regione Campania che ha imposto di dotarsi di apposite aree dove eseguire lo sbarco e lo scarico del pescato e dei prodotti della miticoltura. Attualmente i punti di sbarco del pescato autorizzati sono situati nei Comuni di Forio, Lacco Ameno, Serrara Fontana e Procida. Riguardo quest’ultimo, operante dal 2016 nella zona portuale della Marina di Sancio Cattolico, è situato in un’area nevralgica per l’economia dell’isola, polo di scambio con la terraferma e centro fluente di numerose attività economico/commerciali. Il punto di sbarco accoglie il pescato proveniente dalla pesca a strascico o a circuizione, per poi convogliarlo su automezzi atti allo smistamento nella rete di vendita locale, inoltre assolve la funzione di ricovero per le reti da pesca. Allo stato attuale il prodotto raccolto dalle unità navali dell’isola di Procida è stimato in circa 600 kg giornalieri, di cui l’80% viene destinato al mercato ittico di Pozzuoli, mentre il restante 20% viene assorbito dal mercato privato isolano e dalle attività di ristorazione del posto. L’obiettivo del punto di sbarco di Procida, così come gli altri della sorella Ischia, è di ridurre tale divario diventando nel corso di pochi anni il polo principale per la vendita del pescato locale.
La strategia, definita con adeguata attività di coinvolgimento del territorio, in linea con gli obiettivi specifici dell’asse IV del FEAMP, si articola in due direttrici e su 3 obiettivi primari:
DIRETTRICE 1
Attuazione di strategie di sviluppo locale con misure di sostegno alle imprese della pesca attraverso azioni finalizzate alla rivitalizzazione dell’area FLAG al fine di valorizzarne l’economia ittico-turistica che nell’area Flegrea ha rappresentato da sempre un pilastro fondante nel contesto socioeconomico e territoriale dell’intera zona;
DIRETTRICE 2
Attuazione della cooperazione interregionale e transanazionale tra gruppi delle zone di pesca con l’obiettivo di favorire lo scambio di esperienze e di migliori pratiche, per realizzare, con la partecipazione di tutti gli attori, un sistema integrato con l’intento di valorizzarne le potenzialità e le specificità per la crescita del sistema locale.
Accrescere le capacità manageriali dei
pescatori con prestazioni di consulenza sulle strategie aziendali.
Rafforzare il rapporto con il mondo della ricerca.
Stimolare il trasferimento di soluzioni tecnologiche e sperimentazione di nuove
tecniche aziendali. Leggi...
Incrementare l’offerta turistica, archeologica, culturale e ambientale legataal patrimonio Blu. Recupero e creazione di percorsi turistici
legati alla risorsa mare . Educare i consumatori all'identificazione dei prodotti della filiera corta. Diversificare le attività dei pescatori in chaive turistica per la creazione di nuove forme di reddito. Valorizzazione del Marchio “Patrimonio
Blu" . Leggi...
Migliorare le strutture e servizi per la
gestione del pescato. Realizzazione e/o adeguamento di spazi
attrezzati per i ripari di pesca e la infrastrutturazione di spazi . Migliorare il sistema di logistica a supporto
della flotta . Creazione e/o adeguamento di aree
attrezzate per l’approdo, lo sbarco, il riparo
delle attrezzature aziendali . Fornire tecnologie inerenti le dotazioni di
bordo e/o le attrezzature per la pesca. Leggi...
Accrescere le capacità manageriali dei pescatori
Rafforzare il rapporto con il mondo della ricerca
Incrementare l'offerta turistica, archeologica, culturale e ambientale legata al patrimonio Blu.
Educare i consumatori alla identificazione dei prodotti della filiera corta
diversificare le attività dei pescatori in chiave turistica per la creazione di nuove forme di reddito
Migliorare le strutture e servizi per la gestione del pescato
Valorizzazione del Marchio "Patrimonio Blu" da apporre su confezioni di prodotti venduti, sui menu di esercizi ricettivi che commercializzano i prodotti presidiati e fuori ai punti vendita e somministrazione
Acquisto di unità da diporto per l'attività di charter, gommoni da locare, ecc., nonché adeguamento delle imbarcazioni per lo svolgimento delle attività di pescaturismo
Realizzazione e/o adeguamento di spaziattrezzati per i ripari di pesca e la Infrastrutturazione di spazi
Migliorare il sistema di logistica a supporto della flotta
Incrementare il livello tecnologico delle imbarcazioni
Creazione e/o adeguamento di aree attrezzate per l'approdo, lo sbarco, il riparo delle attrezzature aziendali
Fornire tecnologie inerenti le dotazioni di bordo e/o le attrezzature per la pesca per migliorare l'efficienza della cattura di specie bersaglio, la sostenibilità ambientale e la preservazione degli stock ittici
In seguito al tragico evento calamitoso che ha colpito l’Isola di Ischia il 21 agosto 2017 diverse sono le criticità che sono emerse nel dare attuazione al Piano di Azione così come sviluppato ed approvato. La consequenziale ed inevitabile ripercussione sui flussi turistici delle due isole ha determinato diffuse gravi situazioni di crisi tra le aziende isolane e conseguentemente anche sulle imprese della filiera ittica. Tant’è che molte delle aziende facenti parte della compagine sociale sono state più volte sul punto di abbandonare la SCARL nell’incertezza della propria sopravvivenza economica. Inoltre, gli uffici tecnici dei Comuni soci della SCARL che, dovevano inizialmente fungere da organi di supporto tecnico per le diverse procedure da porre in essere, sono stati impegnati per l’emergenza che, tutt’ora, anche se in forme diverse, perdura.
Ciò che è emerso dopo un’attenta analisi dei dati raccolti in seguito agli incontri tenutisi con i portatori di interesse del settore è la non più attuale rispondenza del Piano di Azione alle mutate esigenze del territorio proprio in virtù dell’evento sismico del 2017 e la consapevolezza che proprio grazie alle risorse del FEAMP è necessario tentare di ripartire guardando al futuro con rinnovato ottimismo.
Il calo dell’occupazione nel settore della pesca e il calo della redditività sono ormai percepiti come la norma e un’inversione di tendenza resta difficile da immaginare. Inevitabile diviene la diversificazione dell’attività tradizionale in altri ambiti, tra cui il turismo legato alla pesca, per aiutare il settore a rialzarsi, per contribuire alla creazione di posti di lavoro, all’inclusione sociale e al rilancio delle comunità che dipendono dalla pesca.
Il crescente interesse che si registra per il turismo sostenibile comporta nuove potenzialità per attrarre visitatori attenti all'aspetto ecologico e possono essere sfruttate più ampiamente proponendo esperienze genuine, come è certamente la pesca e il mondo delle comunità locali che vivono di questo mestiere, un mestiere antico, complesso che mantiene intatto nel tempo il suo fascino, capace di valorizzare e arricchire le comunità locali. Ma è necessario assicurare che le comunità di pesca e i turisti si incontrino facendo nascere un sufficiente interesse da parte di entrambi tale da creare un duraturo partenariato positivo. Sfruttare tali potenzialità dipende da molti fattori, da investimenti a livello nazionale, regionale e locale per mettere a punto le necessarie infrastrutture, da una migliore connettività internet, alla ristrutturazione degli impianti marittimi e di pesca, assicurando al tempo stesso che ciò sia fatto in un modo sostenibile e rispettoso dell’ambiente, ma anche qualificando spazi dedicati, individuandone altri in cui esplicare attività connesse alla pesca e al pescato, anche quelle che possono apparire marginali, diffondendo la conoscenza della pesca artigianale, la vita dei pescatori, la cultura musicale ed enogastronomica del territorio. Sono quegli strumenti che possono realisticamente far entrare in contatto costante le orbite delle due, per ora, diverse realtà, il turismo e la pesca. La rimodulazione del Piano di Azione tiene conto di tale sopravvenute ed imprevedibili esigenze nonché della rimodulazione finanziaria effettuata dalla Regione Campania con un decurtazione di € 94.074,11. L’aver allocato € 754.500,00 su azioni il cui obiettivo è quello di aumentare la redditività del pescatore e di tutta la filiera,
mediante la creazione di spazi che siano anche e soprattutto un’attrattiva turistica da valorizzare e promuovere, è la riprova di quanto appena affermato.
Anche l’obiettivo legato alla valorizzazione del pescato locale va visto in tale ottica con le azioni 1.A e 2.B che tendono ad esaltare i luoghi dove avvengono le catture attraverso azioni tese alla sostenibilità ambientale, alla conservazione dell’ecosistema marino e alla promozione del prodotto locale attraverso una “spinta” campagna di marketing territoriale. In tale senso anche l’Azione di Cooperazione.
Molte azioni troveranno immediata attuazione negli ultimi quattro mesi dell’anno 2019 perché tutti interventi tra di loro interconnessi e funzionali l’uno all’altro e soprattutto considerando la necessità di provare a far ripartire l’economia legata alla filiera ittica e non solo dopo il forzato stop dell’ultimo anno.
La proposta di variante è stata approvata con Decreto Dirigenziale della Regione Campania n.471 del 14.10.2019.